martedì 8 gennaio 2013

Dal distretto rurale al distretto green

Tramonto nel Parco della Maremma (Foto Provincia di Grosseto)
L’idea parte da un commento e da un’inesattezza: nel post “In Maremma l’economia è sempre più Green” (del blog Web Innovation Maremma) azzardavo, in nota, un confronto dell’eco-sostenibilità dell’economia maremmana nel tempo, riferendomi al riconoscimento del territorio provinciale come Distretto Rurale. Un istituto che veniva normato dalla Legge Regionale Toscana n. 21 del 2004, e quindi non “d’Europa”, come erroneamente indicavo (ma anche l’America fu scoperta per errore). Un lapsus freudiano, in realtà, come cercherò di spiegare in fondo (recuperando così in calcio d’angolo J).

Ma andiamo per ordine.

Intanto cos’è il distretto rurale? La legge, che ne disciplina l’iter formativo, lo definisce come “un sistema economico territoriale che ha come caratteristiche la produzione agricola coerente con le vocazioni naturali del territorio e significativa per l'economia locale, un'identità storica omogenea, una consolidata integrazione tra attività rurali e altre attività locali, la produzione di beni o servizi di particolare specificità, coerenti con le tradizioni e le vocazioni naturali del territorio”

Germano (Foto di Andrea Trummino)
Al di là della fredda definizione legislativa, si capisce meglio il significato se si parte dall’origine della proposta: fu il Prof. Alessandro Pacciani, nel 1996 a lanciare l’idea che quell'’ area di crisi” che era la provincia potesse trovare il proprio sviluppo “rurale” dai suoi punti di debolezza, mettendo a sistema tutti gli elementi in gioco. Le parole d’ordine erano quindi “fare sistema” (in pratica un sistema di relazioni stabili tra gli attori pubblici e privati, inter- e infra-settoriale), “concertazione”, “rafforzamento della qualità”, “consolidamento delle filiere e delle infrastrutture pubbliche”, “ concentrazione e finalizzazione delle risorse”, “coordinamento degli strumenti di programmazione”.

Per approfondire vedi “Il Distretto Rurale della Maremma 1996-2006: come si forma un distrettorurale” (di Daniela Toccaceli in Agriregionieuropa del settembre 2006) e soprattutto l’e-book “La Maremma Distretto Rurale” del Prof. Pacciani, del 2003.

In tempi di social web lo potremmo definire un “rural network”, il quale, anche se non definiva un obiettivo di produzione specializzato (ma è generalista e infrasettoriale), ha messo a regime un vero e proprio modello di sviluppo. Nello stesso tempo è anche un metodo di governo, visto che è stato “istituzionalizzato”, prima in via sperimentale nel 2002, poi, come detto grazie alla legge regionale del 2004; e soprattutto ha compiti di coordinamento della programmazione e della destinazione delle risorse.

Uccelli in volo nelle oasi WWF di Maremma (Foto di Provincia di Grosseto)

Se quindi da una parte il Distretto può essere un modello di sviluppo da prendere ad esempio e dall’altra l’economia maremmana sta dimostrando un rilevante grado di eco-sostenibilità (vedi il post “In Maremma l’economia è sempre più Green”), perché non sommare le due cose? E quindi mettere a regime un sistema stabile di relazioni tra tutti gli attori pubblici e privati, di tutti i settori economici, individuando naturalmente strategie e programmi di sviluppo sostenibile per l’ambiente.

Non significa questo far subire alla Maremma un ambientalismo del “no” e di mera denuncia, ma attuare i principi della Green Economy nella pianificazione territoriale, nei piani di investimento pubblici e privati, nell’infrastrutturazione, nella definizione e nell'esecuzione dei servizi, secondo un sistema di concertazione che parta dal basso. Come per il distretto rurale è necessaria prima un cammino “culturale” per comprendere i nuovi orizzonti e le nuove opportunità, quindi ottenere un ruolo istituzionale del modello attraverso i necessari protocolli d’intesa tra gli enti locali e l’attività normativa, e infine attuare una governance comune in tutta la Maremma.

E così come il settore agricolo, anche quello ambientale è un argomento di rilevanza (e direi livello) europeo, e non solo per i fondi strutturali impegnati. La Maremma per le caratteristiche ambientali e paesaggistiche che possiede già di base può potenzialmente diventare un laboratorio/esempio dove la Green Economy diventi il nuovo approccio di sviluppo. Un’area da prendere a modello dove lo sviluppo e la tutela delle risorse ambientali vanno a braccetto, ma anche come possibile banco di prova per iniziative di innovazione in questo campo e come incubatore di start-up nella Green Economy.

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