Tramonto nel Parco della Maremma (Foto Provincia di Grosseto) |
L’idea parte da un commento e da un’inesattezza: nel post
“In Maremma l’economia è sempre più Green” (del blog Web Innovation Maremma)
azzardavo, in nota, un confronto dell’eco-sostenibilità dell’economia maremmana
nel tempo, riferendomi al riconoscimento del territorio provinciale come
Distretto Rurale. Un istituto che veniva normato dalla Legge Regionale Toscana
n. 21 del 2004, e quindi non “d’Europa”, come erroneamente indicavo (ma anche
l’America fu scoperta per errore). Un lapsus freudiano, in realtà, come cercherò di spiegare in fondo (recuperando
così in calcio d’angolo J).
Ma andiamo per ordine.
Intanto cos’è il distretto rurale? La legge, che ne disciplina
l’iter formativo, lo definisce come “un
sistema economico territoriale che ha come caratteristiche la produzione
agricola coerente con le vocazioni naturali del territorio e significativa per
l'economia locale, un'identità storica omogenea, una consolidata integrazione
tra attività rurali e altre attività locali, la produzione di beni o servizi di
particolare specificità, coerenti con le tradizioni e le vocazioni naturali del
territorio”.
Germano (Foto di Andrea Trummino) |
Al di là della fredda definizione legislativa, si capisce meglio
il significato se si parte dall’origine della proposta: fu il Prof. Alessandro
Pacciani, nel 1996 a lanciare l’idea che quell'’ area di crisi” che era la
provincia potesse trovare il proprio sviluppo “rurale” dai suoi punti di
debolezza, mettendo a sistema tutti gli elementi in gioco. Le parole d’ordine
erano quindi “fare sistema” (in pratica un sistema di relazioni stabili tra gli
attori pubblici e privati, inter- e infra-settoriale), “concertazione”,
“rafforzamento della qualità”, “consolidamento
delle filiere e delle infrastrutture pubbliche”, “ concentrazione e finalizzazione delle
risorse”, “coordinamento
degli strumenti di programmazione”.
Per approfondire vedi “Il Distretto Rurale della Maremma 1996-2006: come si forma un distrettorurale” (di Daniela Toccaceli in Agriregionieuropa del settembre 2006) e soprattutto l’e-book “La Maremma Distretto Rurale” del Prof. Pacciani, del 2003.
In tempi di social web lo potremmo definire un “rural
network”, il quale, anche se non definiva un obiettivo di produzione specializzato
(ma è generalista e infrasettoriale), ha messo a regime un vero e proprio modello di
sviluppo. Nello stesso tempo è anche un metodo di governo, visto che è stato
“istituzionalizzato”, prima in via sperimentale nel 2002, poi, come detto grazie
alla legge regionale del 2004; e soprattutto ha compiti di coordinamento della
programmazione e della destinazione delle risorse.
Uccelli in volo nelle oasi WWF di Maremma (Foto di Provincia di Grosseto) |
Se quindi da una parte il Distretto può essere un modello di
sviluppo da prendere ad esempio e dall’altra l’economia maremmana sta
dimostrando un rilevante grado di eco-sostenibilità (vedi il post “In Maremma l’economia è sempre più Green”),
perché non sommare le due cose? E quindi mettere a regime un sistema stabile di
relazioni tra tutti gli attori pubblici e privati, di tutti i settori
economici, individuando naturalmente strategie e programmi di sviluppo
sostenibile per l’ambiente.
Non significa questo far subire alla Maremma un
ambientalismo del “no” e di mera denuncia, ma attuare i principi della Green
Economy nella pianificazione territoriale, nei piani di investimento pubblici e
privati, nell’infrastrutturazione, nella definizione e nell'esecuzione dei
servizi, secondo un sistema di concertazione che parta dal basso. Come per il
distretto rurale è necessaria prima un cammino “culturale” per comprendere i
nuovi orizzonti e le nuove opportunità, quindi ottenere un ruolo istituzionale
del modello attraverso i necessari protocolli d’intesa tra gli enti locali e
l’attività normativa, e infine attuare una governance
comune in tutta la Maremma.
E così come il settore agricolo, anche quello ambientale è
un argomento di rilevanza (e direi livello) europeo, e non solo per i fondi
strutturali impegnati. La Maremma per le caratteristiche ambientali e
paesaggistiche che possiede già di base può potenzialmente diventare un
laboratorio/esempio dove la Green Economy diventi il nuovo approccio di
sviluppo. Un’area da prendere a modello dove lo sviluppo e la tutela delle
risorse ambientali vanno a braccetto, ma anche come possibile banco di prova
per iniziative di innovazione in questo campo e come incubatore di start-up nella
Green Economy.
Nessun commento:
Posta un commento